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Ott

22

2021

Convertire un disco MBR in GTP senza perdere dati in Linux è semplice, basta utilizzare un semplicissimo comando: gdisk.

Lo scenario: abbiamo un disco che presenta un classico record di boot (MBR), quindi una tabella delle partizioni di tipo BIOS, e abbiamo bisogno di convertirlo nel nuovo standard GPT, che utilizza UEFI.

Questo consente di creare più di quattro partizioni su un singolo disco e superare il limite dei 2 TB di dimensioni.

L’operazione di conversione andrebbe fatta prima di installare un qualsiasi OS, ma in caso il sistema operativo sia già installato, è possibile usare gdisk per convertire un disco MBR in GPT senza perdere dati.

Semplicemente (supponendo che il disco da convertire sia /dev/sda), dare:

sudo gdisk /dev/sda

A questo punto, avremo una schermata in cui sarà ben visibile la dicitura MBR: MBR only e GPT: not present.

Premiamo w e confermiamo l’operazione, il tutto sarà velocissimo.

ATTENZIONE: personalmente non ho avuto problemi particolari, ma l’operazione non è comunque esente da rischi. Un backup preventivo è sempre una buona idea in questi casi.

Proseguiamo:

sudo partprobe /dev/sda
sudo grub-install /dev/sda

Al reboot avremo il disco convertito in GTP (basterà verificarlo dalla schermata di gdisk, che riporterà GPT: present).

A questo punto, abbiamo due strade, o abbiamo già una partizione /boot/efi (necessaria all’avvio di OS basati su UEFI, alcune distribuzioni Linux prevedono questa possibilità), oppure dovremo crearne una, ad esempio con gparted. In tal caso ricordate, dimensione minima 100 MB, tipo FAT32, flag boot da settare.

Alla prossima..

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Ott

17

2021

Mi è capitato di trovarmi nella condizione di dover reinstallare GRUB su partizione Efi, in quanto di fatto il sistema non era più in grado di avviarsi.

Ho dovuto faticare più del previsto, in quanto di fatto l’uso di Efi rende leggermente diverse le consuete operazioni di ripristino, ma alla fine sono riuscito a reinstallare Grub su partizione Efi. Esistono dei tool che promettono di riparare in maniera quasi del tutto automatica queste situazioni, ma ho preferito procedere via codice.

Premetto che io uso LMDE 4 (Linux Mint Debian Edition), ma i passi fondamentalmente sono gli stessi per qualsiasi distribuzione.

Per prima cosa, procuriamoci una live di LMDE e la portiamo su USB (ad esempio) con un software tipo Balena Etcher. Una volta avviato il sistema in versione live, apriamo un terminale e digitiamo:

sudo mount /dev/sda2 /mnt
sudo mount /dev/sda1 /mnt/boot/efi
for i in /dev /dev/pts /proc /sys /run; do sudo mount -B $i /mnt$i; done
sudo chroot /mnt
grub-install /dev/sda
update-grub  

In questo esempio sda è il disco sul quale va reinstallato il GRUB, che nel mio caso contiene varie partizioni, compresa una dedicata per il boot, sda2 è la partizione dov’è installato LMDE (in generale il sistema operativo da avviare), e sda1 è la partizione di boot Efi.

A questo punto, dovremmo aver già terminato (al termine dovremmo vedere la lista delle immagini di avvio rilevate), ma in realtà al sottoscritto si è presentato questo ulteriore errore:

/usr/sbin/grub-probe: error: failed to get canonical path of `/boot/grub/fonts/UbuntuMono16.pf2'.

Dopo un’ulteriore ricerca in rete, mi sono reso conto che la soluzione è più semplice di quanto possa sembrare. Si tratta semplicemente di editare il file /etc/default/grub.d/60_mint-theme.cfg, andando a sostituire il carattere indicato nell’errore (UbuntuMono16.pf2), con un semplicissimo unicode.pf2.

Rilanciato grub-update, tutto va a buon fine e riesce a reinstallare GRUB su partizione Efi.

Riavviare il PC e il boot dovrebbe adesso riuscire.

Alla prossima..

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Ago

30

2021

Oggi vediamo come integrare Home Assistant con Alexa.

Finora abbiamo un sistema controllabile unicamente dall’interfaccia del PC o dall’app, ma la possibilità di usare tutto solo con la voce non può essere trascurata.

Diciamo subito che esistono almeno due modi di realizzare questa integrazione: il primo, più semplice, prevede di far apparire tutto come fosse una lampadina, il secondo invece prevede una vera e propria integrazione mediante una skill realizzata apposta.

Ho scelto il secondo metodo, all’apparenza molto complesso, ma in realtà vedremo come integrare Home Assistant con Alexa sia più semplice del previsto, basta procedere con calma e seguire le istruzioni che scriverò.

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Ago

1

2021

Poter accendere e spegnere una lampadina dall’app di Home Assistant è bello, ma usare automazioni e scene rende il tutto veramente fantastico!

In questa pagina c’è il riepilogo di tutto ciò che abbiamo fatto finora, oggi invece ci concentriamo su come iniziare ad automatizzare davvero il funzionamento dei nostri dispositivi.

Immaginiamo di voler gestire l’illuminazione di una stanza, con automazioni e scene diventa semplicissimo.

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Lug

17

2021

Vediamo oggi come usare Deconz per gestire dispositivi ZigBee.

Finora abbiamo soprattutto configurato ed ottimizzato Home Assistant, è il momento di iniziare a collegare (ed usare) dispositivi al nostro sistema domotico.

I dispositivi che possono essere riconosciuti, e quindi gestiti, da Home Assistant possono sfruttare la rete WIFI di casa, oppure usare la tecnologia ZigBee.

ZigBee è un protocollo che consente la connessione di dispositivi in modalità wireless, e che normalmente ha bisogno di un gateway per funzionare: in parole povere, colleghiamo il gateway ZigBee alla nostra rete WIFI, e tutti i dispositivi che vogliamo controllare al gateway.

Tra l’altro, alcuni dispositivi ZigBee fanno anche da ripetitoti di segnale, in modo da estendere la portata della vostra rete senza aggiungere altro in casa.

Ovviamente, produttori diversi prevedono ognuno il proprio gateway, e questo, al crescere del numero di dispositivi domotici in casa, potrebbe significare numerosi gateway, ognuno con la propria app di gestione (seppur tutti connessi ad Home Assistant).

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